Personaggi Illustri - Randazzo: tra storia e cultura

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Personaggi Illustri

PERSONAGGI ILLUSTRI

La nostra città ha avuto, nel corso dei secoli, molte figure illustri: beati, studiosi, storici, musicisti... Per non dimenticare questi figli della nostra città e ricordarci sempre lo splendore di questa terra, raccontiamo le loro gesta in questa pagina.




Beato Domenico Spadafora

Nacque a Randazzo intorno al 1450 da Giovanni Spadafora, barone di Maletto. Fu presto inviato a Palermo, nel convento di S. Zita, per frequentarvi le scuole dei Frati Predicatori. I superiori nel 1477 lo mandarono a compiere gli studi a Perugina e poi a Padova. Qui Domenico conseguì nel 1479 il grado di Baccelliere in Sacra Teologia, quindi fu richiamato a Palermo. Nel 1487, a Venezia, al Capitolo generale dei Domenicani per l’elezione del Maestro Generale dell’Ordine fu eletto tra i 12 nuovi Maestri in Sacra Teologia. Più tardi, gli abitanti di Monte Cerignone, nel Montefeltro, fecero richiesta di mandare dei frati per fondare una chiesa e un convento e fu scelto Domenico.
Completata la chiesa di S. Maria delle Grazie, dal 1491 al 1498, si occupò della costruzione del convento e di creare la comunità dei frati: a Monte Cerignone, Domenico trascorse quasi 30 anni, dedicandosi alla carità e alla direzione spirituale delle anime, amato e riverito da tutti, considerato già un Santo.
Il 21 dicembre 1521 celebrò la Messa, riunì i frati, raccomandando l’osservanza delle regole, la bontà e lo zelo, si scusò umilmente per eventuali torti arrecati ed annunciò che sarebbe morto prima del tramonto. Recatosi nella sua cella e ricevuti i sacramenti, si spense serenamente.
I confratelli e la gente del posto continuarono a rendere omaggio alla sua tomba, situata nel presbiterio della chiesa. Nel 1545, alla traslazione, i resti furono trovati intatti. Nel 1652 il convento venne chiuso  e la chiesa passò sotto la giurisdizione della Parrocchia di S. Maria in Reclauso, dove l’urna con il suo corpo fu traslata nell’anno 1677. Il 14 gennaio 1921, sotto il pontificato di Benedetto XV, il Servo di Dio Domenico Spadafora veniva proclamato Beato.
Nel 2004 il parroco di Montecerignone nell’intento di riprendere il processo per la santificazione, venne a Randazzo a conoscere i luoghi del beato Spadafora e riannodare i rapporti tra le due comunità. Il 20 ottobre dello stesso anno i sindaci di Randazzo e Montecerignone, con altre personalità, sono stati ricevuti a Roma dal papa Giovanni Paolo II. Il 14 settembre 2008 a Montecerignone si chiude il processo diocesano. Gli atti sono inviati alla Congregazione dei Santi per il relativo esame, la cui felice conclusione sarà l’iscrizione all’albo dei santi del beato Domenico Spadafora.



Erasmo Marotta

Nacque a Randazzo da Francesco e da Salvuzza Svendroli il 24 febbraio 1576, venne battezzato il giorno seguente nella chiesa parrocchiale di S. Nicolò.
Fin da piccolo il Marotta dimostrò una grande predilezione per la musica, che studiò con vera passione, in questo favorito dalla sua bella voce. Ancora adolescente si trasferì a Roma dove condusse gli studi musicali e ricevette gli ordini sacerdotali. Nel 1600 il Marotta pubblicò la sua prima raccolta a stampa, "l’Aminta musicale" , dedicandola al cardinale Girolamo Mattei, celebre collezionista di pitture e appassionato di musica. È probabile, dalla dedica, che il Marotta fosse entrato al servizio di Mattei in giovanissima età e che all’epoca vivesse nel palazzo romano del cardinale.
Nel 1603 il Marotta partecipò alla raccolta “Infidi lumi” stampata a Palermo quale omaggio alla figlia di Giovanni d’Austria, in occasione delle sue nozze con il principe Francesco Branciforte Barresi; ma il volume è purtroppo andato perduto. L’8 dicembre 1603 morì il cardinale Mattei e Marotta rimase probabilmente a Roma fino a quando, il 10 maggio 1612, fu ammesso al noviziato dei Gesuiti di Palermo. Nel marzo 1613 si trasferì nel collegio di Messina, di cui divenne Rettore.
Nel 1618 Marotta ritornò al collegio gesuitico di Palermo dove si mise in luce per le proprie capacità musicali: le sue esecuzioni divennero presto un richiamo per il popolo e le autorità cittadine, tanto che un nuovo organo fisso fu installato nella chiesa. Nell’ottobre 1620 il Marotta fu trasferito a Mineo, come rettore del locale collegio dei gesuiti, restandovi per il consueto triennio, sino al novembre 1623.
Rientrato a Palermo, nel 1628 fu coinvolto nella fondazione del nuovo monastero carmelitano dell’Assunta. Sempre nel 1628 il Marotta si recò a Randazzo per fondarvi un collegio ma l’iniziativa andò avanti fra molte difficoltà e nel 1638 il collegio fu chiuso.
Negli ultimi anni di vita il Marotta ritornò a dedicarsi alla musica. Nel 1635 un suo parente curò la stampa a Palermo dell’unica opera del Marotta pervenutaci integralmente: la Raccolta dei mottetti.
Erasmo Marotta morì a Palermo il 6 ottobre 1641, le sue ceneri riposano nella chiesa del Gesù di Palermo.


Don Giuseppe Plumari

Nacque a Randazzo il 17 Agosto 1770 dal Notaio D. Candeloro e da Paola Emmanuele. A 18 anni fu inviato dal padre al Seminario di Messina dove compì i suoi studi e si laureò in Teologia e Diritto. Fu Ordinato Sacerdote nel 1795, fece un breve titocinio ministeriale a Palermo, e ritornò a Randazzo, dove fu associato al Clero della Chiesa di S. Maria.
Morto il degno arciprete D. Alberto Salleo, fu ammesso al concorso per l’Arcipretura e vinse, ma questa vittoria fu l’inizio di tutte le sventure della sua vita.
La sua elezione ad Arciprete venne infatti contestata da uno dei concorrenti, e portata davanti ai Tribunali. Per difendere validamente il suo diritto ed il beneficio ecclesiastico vinto, dovette trasferirsi per due anni a Palermo (1814 – 1816). Qui ottenne, con tre successive sentenze, una piena vittoria ed un pieno riconoscimento del diritto.
Egli compilò una serie di volumi riguardanti la storia della città delle sue famiglie e delle persone illustri di essa, grazie alle memorie scritte dei randazzesi Pietro Oliveri, Antonio Pollicino, Pietro Di Blasi, Pietro Rotelli, del Notaio Prospero Ribizzi e del Benedettino Onorato Colonna.
Un problema gravissimo che angustiò la sua vita, furono le ristrettezze economiche della famiglia e le difficoltà derivanti dall’ambiente ostile, anche all'interno del Clero, creatosi intorno a lui.
Furono molti, infatti, gli invidiosi ed i nemici dichiarati, suscitati dalle sue buone doti che lo facevano spiccare su tutti. Nonostante tutti questi assilli, non solo egli continuò ad esercitare il suo ministero di buon sacerdote e Arciprete, ma anche a coltivare la sua occupazione preferita di instancabile studioso. Infatti, lavoro degli ultimi anni della sua vita è la definitiva stesura dell’opera sulla "Storia di Randazzo", come ci rivela la copia ancora esistente presso la Biblioteca Comunale di Palermo.
Morì nell’Ottobre del 1851 e probabilmente venne seppellito nella Chiesa di S. Maria, ma della sua tomba si è perduta ogni traccia.



Don Salvatore C. Virzì

Il sacerdote Prof. Salvatore Calogero Virzì, nacque a Cesarò (ME) l’11 gennaio del 1910. A tredici anni lascia la casa paterna per frequentare le scuole ginnasiali al S. Francesco di Sales di Catania. A contatto con i Padri Salesiani coltivò la sua vocazione che lo avrebbe portato ad entrare definitivamente nella Congregazione dei figli di Don Bosco. Al S. Domenico Savio di Messina, nel 1934, riceve gli ordini sacerdotali. Lo stesso anno ritorna al S. Francesco di Sales di Catania e si laurea in lettere classiche nel 1937.

Appena conseguita la laurea viene trasferito a Randazzo, dove avrebbe avuto modo di rafforzare non solo le sue attitudini all’insegnamento, ma anche la passione per la storia e l’arte.
Don Virzì rimane incantato dall'antica città medievale, che gli offre un insieme omogeneo nelle mura di cinta e nelle torri di guardia, nelle chiese e nei campanili, nei palazzi e nelle case. Don Virzì, non aveva del tutto penetrato le pieghe del patrimonio artistico della città, quando sopraggiunsero i terribili giorni del luglio-agosto 1943. Nei giorni che seguirono, il giovane sacerdote mentre da un lato si prodigava a portare aiuto e sollievo alla popolazione, dall’altro non trascurava di annotare le distruzioni e le mutilazioni che l’insieme architettonico e artistico della città aveva subito.
Nello stesso periodo, Don Virzì pensò di dovere rivolgere la sua azione educativa verso i giovani, e la frequentatissima scuola dei Salesiani gliene diede grande occasione. Ecco, quindi, i due filoni lungo i quali l’azione dello studioso si indirizzò: la ricerca e lo studio, da una parte, e la divulgazione dall’altra. Così nasce la sua azione permanente di educazione e di divulgazione alla quale si dedica con impegno: conferenze, dibattiti, articoli su giornali e riviste, tutto tende ad approfondire e a far conoscere Randazzo. Da corrispondente di molti giornali, con i suoi articoli, pubblicati su quotidiani e periodici a diffusione nazionale, riuscì a suscitare tale interesse nei lettori da indurli a visitare Randazzo per verificare se quella atmosfera di suggestione che aveva saputo creare sulla cittadina, aveva riscontri con il reale. Divenne Ispettore Onorario della Soprintendenza ai Beni Architettonici, animò l’istituzione della Pro Loco, fondò l’Associazione di Storia Patria "Vecchia Randazzo", istituì e tenne personalmente dei corsi per guide turistiche randazzesi.
Si spense intorno alle ore venti del 21 novembre 1986 al San Basilio di Randazzo.




 
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